L’intelligenza emotiva


Creare l’ambiente giusto per grandi risultati.

Altro piccolo estratto del libro che sto scrivendo e che spero venga alla luce agli inizi dell’anno prossimo. Un argomento che considero di fondamentale importanza per chi come me deve gestire del personale.

Inserita tra le prime 10 competenze richieste entro il 2020 dal World Economic Forum, ricercata dai selezionatori e incoraggiata dagli imprenditori: l’intelligenza emotiva riveste sempre più importanza nel mondo del lavoro.

Come possiamo definire l’intelligenza emotiva? Direi come la capacità di riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri e di saper gestire le emozioni in modo efficace, cosa che attualmente è più che mai utile.

Oggi siamo sottoposti quotidianamente a situazioni emotive, situazioni belle ma soprattutto brutte, di tensione e stress.

Il fatto di poter gestire al meglio queste situazioni è diventato ahimè fondamentale perché si ripetono con molta più frequenza.

Il loro presentarsi così spesso, ci obbliga a dover reagire con molta più rapidità per risolvere situazioni complesse sotto un profilo psicologico e quindi, una dote innata che aiuti a farlo è qualcosa di estremamente importante. Oggi, non ci possiamo permettere di perdere tempo lasciando che le cose si risolvano da sole.

Le organizzazioni hanno bisogno di personale che lavori in un ambiente che faciliti le prestazioni, che sia di lavoro, ma anche di svago, dove ci si possa incontrare e anche avere dei momenti di relax con i colleghi rompendo un poco la routine.

Ho sentito dire che la base dell’intelligenza emotiva nelle organizzazioni è avere dei manager in grado di tradurre le loro forti competenze sociali e interpersonali in comportamenti e strategie di leadership. Questo crea le adeguate condizioni psicologiche e fisiche per far sentire i collaboratori motivati, apprezzati e degni di fiducia.

Molti anni di studi hanno dimostrato che i leader e i team migliori sono quelli con elevate capacità emotive e sociali, tra cui padronanza di sé, resilienza sotto stress, empatia, influenza e lavoro di squadra. Queste sono le competenze che contraddistinguono i migliori performer del ventunesimo secolo e credo di averlo dimostrato ampliamente.

Ho sempre cercato di creare un ambiente di lavoro “emotional friendly” dove i diversi componenti del mio team si sentissero apprezzati, motivati e soprattutto fieri di appartenere aduna determinata azienda.

Cosa assolutamente non facile. Spesso ho dovuto anch’io lottare contro quelle organizzazioni che, con le loro regole sbagliate ed i processi assolutamente fuori tempo, non mi permettevano di creare quell’ambiente di lavoro ottimale come mi sarebbe piaciuto avere.

A causa di questo, ho perso anche degli eccellenti collaboratori che purtroppo non sono riuscito a mantenere in azienda e questo purtroppo fa parte delle piccole sconfitte che ciascuno di noi porta con sé. Ritengo che ci sia un limite che una volta raggiunto non ti permette più di trattenere coloro che sono stati sottoposti a molte situazioni che li hanno provati psicologicamente. Riesci a calmare e convincere fino a un certo punto ma alla fine, per vari motivi, devi chiaramente pensare a cosa sia meglio per loro e anche per l’azienda e lasciarli andare via.

A tutti coloro che stanno o dovranno gestire del personale, consiglio vivamente di pensare bene a quanto discusso fino ad ora. Un ambiente di lavoro e delle relazioni tra colleghi e membri del proprio team che facilitino il benessere in azienda, porterà sicuramente un’eccellenza nelle prestazioni e il raggiungimento di grandi traguardi.

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